Sito denuclearizzato

28.1.08

Ok, il post è giusto!

Che lo sfacelo dell'oggi affondi le proprie radici nel passato, è legge di natura.

Ricordo quando ragazzino impazzava una trasmissione che, fosse possibile, andrebbe premiata con l'Oscar alla paraculaggine.

"Ok, il prezzo è giusto" era un programma importato dalla televisione "commerciale" (già il nome esige vendetta) americana, quelli che oggi si chiamano format, e veniva realizzato in vari paesi con nomi e sfumature lievemente diversi, un po' come la ruota della fortuna.

Erano gli anni '80, credo la trasmissione andasse in o
nda sul finire del decennio che tutte le famiglie vissero al di sopra delle proprie possibilità, ostentando una opulenza che si rivelò fondata sul nulla, anzi sul debito pubblico che il pentapartito aumentava a dismisura.

La trasmissione, non a caso di origine americana, fu definita da una dei conduttori storici (Iva Zanicchi) "il trionfo del consumismo".

In pratica si giocava in varie manches (<--- mi scuso per eventuali errori d
i ortografia) e l'abilità consisteva nell'indovinare o comunque nell'approssimarsi quanto più possibile al prezzo di beni di consumo. Ma non cose tipo un respiratore automatico per rospi asmatici... cioè non è che si potesse dire che ci volesse abilità perché si trattava di beni anomali o rari... No, no, qua stava la paraculaggine del programma: i prodotti erano yogurt, macchine per il caffè, televisori, saponi, pannolini per neonati, detersivi... tutte cose di uso quotidiano: in pratica l'intera trasmissione era un continuo spot pubblicitario per i prodotti che venivano esposti. E avevano il coraggio di interromperla per mandare in onda la pubblicità di tanto in tanto. Una delle cose antropologicamente più interessante è che in ogni puntata c'era una finale cui accedevano due concorrenti, vincitori di due "semifinali" che si svolgevano tra i vincitori delle singole manches. Qui si assisteva a una strana commistione con la ruota della fortuna. In questo mostruoso ibrido 4 concorrenti per ogni manche andavano nei pressi di un enorme ruota, posta però non in orizzontale ma in verticale, come si intuisce nella foto qui a lato. I concorrenti potevano girare la ruota due volte, sommando i singoli punteggi, che singolarmente andavano da un minimo di 0 ad un massimo di 100, con incrementi di 5. I punteggi non erano sequenziali, ma disposti in maniera apparentemente casuale lungo la circonferenza della ruota. Chi otteneva fin dal primo giro un punteggio alto poteva fermarsi e andare sotto una colonnina con un display alla sommità, che indicava il punteggio raggiunto. Se i punteggi di due giri sommati andavano oltre il 100, il concorrente in questione era eliminato.
Una cosa da sottolineare con forza è che, rispetto ai partecipanti dei quiz di oggi, la media culturale e cerebrale di quelli che partecipavano ad "Ok, il prezzo è giusto" era infinitamente più scarsa. Non era richiesto nessun talento, nessuna conoscenza se non quelle elementari sul prezzo dei prodotti che tutti potevano trovare nei supermercati.

Una voce, la stessa che descriveva i prodotti esposti, annunciava i concorrenti estratti a giocare tra il pubblico: "Gioca con noi la signora... Maria Vattelappesca di Crotone"...
E regolarmente si alzava tra il pubblico un persona
ggio improbabile, che si precipitava dagli spalti al "palco" dello studio, per prendere parte alla celebrazione di questa messa laica in onore del dio denaro.

Una regola della parte con la girata di ruota prevedeva inoltre che il concorrente che avesse fatto sì che la ruota si fermasse sul 100 a primo colpo vincesse un milione di lire.

E qui si toccava l'apoteosi: ad ogni prima girata di ruota, tutto il pubblico si lanciava nell'invocazione suprema, insieme preghiera e tributo pagato alla cifra tonda... e l'aria si riempiva dell'urlo "Cento, cento, cento..." sca
ndito ritmicamente.

Una sublime espressione di zoologia umana, che non smetterà mai di mancarmi.

Mica come ora che per partecipare ad un quiz devi dimostrare di sapere almeno come ti chiami.

Tutto questo per dire che, non invocato, questo blog (ed io con lui) è arrivato al post numero 100.

E allora, battiamo le mani... e tutti in coro: "Cento, cento, cento..."





Mi rincuora una cosa: qui non si vende niente... al limite si spaccia, ogni tanto, una visione del mondo... ma è gratis, e non dà né dipendenza né assuefazione.


28.01.2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

CENTO CENTO CENTO...a mio avviso il risultato di questo blog è ottimo, anche se spesso malinconico, dipinge il tuo essere e il tuo modo di vedere il mondo che ti circonda e soprattutto permette a chi nn ti conosce da vicino di capirti un po' di piu'!

Maxdog ha detto...

Per paradossale che possa sembrarti, permette anche a me di conoscermi meglio, di focalizzare pensieri che erano vaghi... e di trasformarli in pensieri compiuti.

Ma mi fa piacere che ci sia chi legge, soprattutto le persone con cui parlo spesso come te :D