Serendipità collaterale
Da Wikipedia:
Serendipità è un neologismo poco usato nella lingua italiana, proveniente dall'assai più diffuso corrispondente anglosassone serendipity. Tale parola inglese fu coniata nel 1754 dal letterato Horace Walpole, ispirato dalla lettura della fiaba persiana "Tre principi di Serendippo" di Cristoforo Armeno. Nel racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino una serie di indizi, che li salvano in più di un'occasione. La storia descrive le scoperte dei tre principi come intuizioni dovute sì al caso, ma anche allo spirito acuto e alla loro capacità di osservazione.
Serendipità è dunque - filosoficamente - lo scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra. Ma il termine non indica solo fortuna: per cogliere l'indizio che porterà alla scoperta occorre essere aperti alla ricerca e attenti a riconoscere il valore di esperienze che non corrispondono alle originarie aspettative.
Lo stipendio regolare del tipo "pochi, maledetti e subito" ha una sua valenza positiva, ma il cosiddetto "posto fisso" mette un po' al riparo dalle sorprese e dalle novità.Stamattina però ho ricevuto fuori dall'orario di accoglienza del pubblico una signora tunisina, madre di due alunni che frequentano qui da noi, per presentare la richiesta per la Borsa di Studio, che è un rimborso che il Comune da alle famiglie per le spese sostenute per comprare materiale didattico, esclusi i libri di testo.
Peraltro, il rimborso è di 60,00 euro ad alunno per la scuola primaria... una miseria.
Oggi ho ricevuto le domande che la signora tunisina mi ha portato, e le ho dovuto chiedere di firmare il registro delle consegne.
E ho visto che ha fatto una fatica immane a firmare, anche se parlava l'italiano davvero bene.
E le ho detto: "Signora, una domanda personale... per chi è di madre lingua araba è difficile scrivere in italiano?"
E lei mi ha risposto che sì, la parte scritta è complicata, ma che l'arabo è così complicato che loro riescono ad imparare le lingue facilmente, mentre per un occidentale è difficilissimo imparare l'arabo, sia scritto che parlato.
Allora, visto che sorrideva, le ho detto: "Me lo scrive il mio nome in Arabo? Mi chiamo Massimiliano".
E lei, con quegli occhioni neri, si è sentita... non so... importante... anzi no, di più... coinvolta. E mi ha detto: "Non esiste come nome, ma posso scriverlo".
L'ho ringraziata, lei ha ringraziato me, e andando via mi ha salutato con una della strette di mano più calorose che abbia mai ricevuto.
Allego la scansione di ciò che ha scritto, virata in negativo... purtroppo il sorriso che mi ha dato questa cosa non posso scanerizzarlo... ma ve lo lascio immaginare.
Per chi non lo sapesse, si legge da destra verso sinistra :)