Sito denuclearizzato

25.10.06

Primus inter dispares

Su consiglio della mia collega fotografa/scrittrice/bloggatrice Mari Treccenere mi sono lanciato nella lettura dei libri di Alessandro Baricco. Ho cominciato con "City" e un paio di minuti dopo aver finito di leggerlo ho acquistato "Seta". Sì, perché con mossa previdente ho letto le ultime pagine di City in spiaggia a Mondello, vicino alla libreria Sellerio... quasi potessi necessitare di un "pronto soccorso libro".
Dopo aver finito Seta, utilizzando lo stesso stratagemma, ho acquistato Barnum, Barnum 2, Novecento e Oceano Mare. Seta non mi ha entusiasmato come City, ma immagino che la sensazione di aver appena sfiorato la storia che racconta sia alla fine la riusciuta di un capolavoro... quasi fossero il libro stesso, i luoghi descritti, i nomi... fatti anche essi di impalpabile seta.
Ad ogni modo, chiudere il libro dopo aver finito di leggerlo e muovermi verso la libreria sono stati due atti di un unico movimento, come braccia e bacino nello swing di un golfista elegante.
Lì, la prima sorpresa: il libraio del giorno (si alternano varie persone, a rotazione... era quindi comunque un volto conosciuto) mi manifesta la propria avversione nei confronti di Baricco, con un lapidario "mi sta antipatico". Allora approfondisco: "Ma antipatico come persona o come scrittore?". Lui: "Un po' l'uno, un po' l'altro".
Io di solito ho un approccio quasi compulsivo con i libri e, soprattutto, con gli autori: se trovo qualcosa/qualcuno interessante, divoro l'intera produzione senza soluzione di continuità... non li leggo soltanto, faccio sì che mi impregnino come è successo ad esempio con la saga di Malaussènne di Daniel Pennac. Quindi, per smaltire il sovraccarico di "entusiasmo" al riguardo, ho parlato con amici ed amiche di questa nuova avventura letteraria e lì... seconda sorpresa, non mitigata dal ripetersi dell'evento: trovo in loro antipatia verso Baricco...
Mi sono chiesto come possa essere così diffusamente antipatico uno scrittore che, a me sembra, scriva in un modo così bello da non farmi trovare in un primo momento le parole per descriverlo.
Leggendo "Barnum", che è non un romanzo ma la raccolta di articoli scritti da Baricco per una rubrica dal titolo omonimo sul quotidiano "La Stampa", torinese come lui, penso di aver trovato la definizione adatta: Baricco scrive oltraggiosamente bene.
Scrive così bene che mi pare plausibile che la maggior parte della gente se ne senta minacciata come da qualcosa che percepisce alieno da sé. Non scrive come un umano comune che scriva bene, ma meglio ancora... e qui sta l'oltraggio. E' evidente che la comparazione possa avvenire tra omologhi. Ecco perché, secondo me, Baricco suscita antipatia: per la difficoltà da parte del pubblico di accettare di trovarsi di fronte a qualcosa con cui è difficile paragonarsi, per manifesta superiorità dell'altra parte in causa.
Con lo stesso meccanismo probabilmente John Holmes veniva percepito, in difesa dell'identità sessuale e della mascolinità del pubblico medio, non come il più dotato tra gli uomini ma come il meno dotato dei cavalli.

1 commento:

TrecceNere ha detto...

Antipatia per Baricco, è una cosa diffusa. Non all'inizio, quando era adorato. Ultimamente viene bollato come un romanziere per intellettualoidi. Io trovo adorabile il suo modo di prenderci/si in giro, il suo modo di trovare la poesia in ogni cosa anche in quelle più crude. Credo che molti lo odino perchè non capiscono la sua filosofia, lo odiano quelli che non vogliono sentir dire che la sua E'FILOSOFIA. Eppure fa proprio questo. Lo fa quando un viaggio in oriente è descritto in ogni syo tappa, per tutte le volte che viene compiute, quando si ferma sui LUOGHI, quando il personaggio ci ritorna e grazie alla ricorsività diventa SPAZIO. Lo fa ogni volta che ti fa pensare al di fuori delle righe, lo fa quando abbina un colore a una musica.
Baricco è così prendere o lasciare. Non siamo tutti costretti a leggere Nietzche, se non la capiamo possiamo sempre dire che non ci piace.