Sito denuclearizzato

21.2.08

VW: ovvero le bizzarrie della storia



VW... VolksWagen è oggi sinonimo di auto di qualità e dal prezzo assolutamente proibitivo per la fasce sociali meno abienti. E pensare ch
e il nome Volkswagen, scelto da Adolf Hitler nel 1936 per un progetto da affidare all'ingegnere Ferdinand Porsche, significa letteralmente Auto del Popolo.

Il progetto di produzione di auto "civili" destinate al ceti meno ricchi fu sospeso a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, durante la quale si realizzarono un paio di modelli di mezzi militari.

Terminata la guerra, cominciò la produzione della prima auto "commerciale" della Volkswagen, che resterà per tantissimi anni l'
unico modello prodotto dalla casa tedesca, il modello Type 1, passato alla storia con il nome di Maggiolino. Se non ricordo male si tratta dell'auto più venduta nella storia dell'automobilismo, o comunque del modello più prodotto, forse battuto solo dalla Golf, sempre Volkswagen, automobile che pur mantendo lo stesso nome negli anni ha in realtà subìto delle trasformazioni nella forma che ne hanno fatto, sostanzialmente, un modello nuovo ad ogni restyling.
Ricordo che quando compii 18 anni e mio padre volle regalarmi l'auto era indirizzato verso la Renault Clio, questa versione, un modello che sap
eva intrinsecamente di vecchio, lasciava cioè già presagire che sarebbe diventata demodè di lì a poco.
Io sono sempre stato attratto da ciò che ha parvenza di antico e duraturo (è strano da questo punto di vista che non sia attratto d
al divino), e quindi consegnai a mio padre una sorta di lista della spesa che prevedeva, in stretto ordine di preferenza, queste auto: Volkswagen Maggiolino, Citroën 2CV, Renault 4, Fiat 500, Citroën Dyane.

Il Maggiolino, virtualmente introvabile, aveva il difetto di avere consumi nell'ordine dei 4 chilometri per litro di benzina, impraticabile per le mie finanze.
Alla fine ho trovato una Citro
ën 2CV, quella che era la seconda scelta, e ancora oggi l'adorabile automobile che vedete qui a sinistra, battezzata Clarabella, ha l'onore di trasportare le mie nobili chiappe in giro per le strade.
Ok, lo confesso. Sono io che ho l'onore di guidarla. Immatricolata nel 1986, ha da poco festeggiato 22 anni di vita, senza lasciarmi a piedi una sola volta. Se è possibile voler bene ad un oggetto, e a "lei" che voglio bene, a quest'ammasso di ferro, plastica, gomma, vetro e ruggine.

Tornando alla Volkswagen e al suo simbolo, è in qualche modo singolare che l'idea di una automobile per il popolo sia venuta al peggior dittatore della storia recente (e probabilmente della storia dell'umanità)... un'idea progressista per il più grande criminale conservatore che si ricordi. A meno che non consideriate un progresso l'idea di sterminare popoli. Io non ci riesco. Alla fine probabilmente Hitler non era né conservatore né progressista, ma semplicemente un mentecatto.

Ma la storia a volte ha modo di riabilitare gli uomini, le idee... e lo stesso può valere per un simbolo. E il simbolo VW assume oggi un valore indubbiamente di sinistra.

Proprio per il fatto che le Volkswagen sono oggi automobili elitarie, tutt'altro che popolari, vi chiederete come quel simbolo possa oggi avere una valenza progressista.

A me l'illuminazione è venuta stamattina.




V W... V W... V W...









E sì, perché pur essendo ipoteticamente non titolato a fare "campagna elettorale" (abito da 20 anni in riva al mare :D ) credo che stavolta sia il caso di schierarsi apertamente.

Io amo il pluralismo, mi piacerebbe che esistessimo in un mondo in cui risultasse piacevole ascoltare le posizioni di tutti.
Il pluralismo lo amo così tanto da essermi sottoposto ad un trattamento presso un istituto specializzato in eugenetica in modo da essere sicuro, un domani, di inseminare la mia compagna in modo che la gravidanza sia con certezza pentagemellare e che porti alla nascita di cinque figli così distribuiti:
a) una femmina eterosessuale;
b) una femmina omosessuale;
c) un maschio eterosessuale;
d) un maschio omosessuale;
e) un ermafrodito.

Però per queste elezioni, pur dovendo ascoltare la voce di tutti, direi che sia necessario concentrarsi su quelli che hanno davvero qualcosa da dire, e quindi bando al pluralismo.

Sarebbe stato bellissimo se Veltroni si fosse chiamato Antonio, avrei potuto usare l'esortazione "Vota Antonio Vota Antonio Vota Antonio" di De Curtisiana memoria. Ma forse non è un caso che Veltroni si chiami Valter, perché la situazione presente non ha molto del comico.

E siccome non ho nessuna voglia di ritrovarmi di nuovo giullari, ballerine e nani (
in tutti i sensi) alla guida del paese in cui vivo, ho deciso di fare la mia piccola parte.

E' difficile in questi tempi schierarsi, difendere le idee altrui quando spesso gli altri fanno scempio delle proprie stesse parole senza impunità.

Ma Veltroni sta promettendo poco, e questo mi piace. Sarà che non ne posso più di quelli che promettono nuovi miracoli come fossero capelli posticci da attaccarsi in testa, così come non ne posso più di cattedratici che bofonchiano parole incompr
ensibili ai più, facendo addormentare le platee... ma a me di Veltroni piace soprattutto una cosa: sembra una persona normale.

Non è brutto, non è bello, non stupido ma non si atteggia a genio... e poi mi ispira questo sorriso, mi sembra autentico.





21.02.2008


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